mercoledì 22 luglio 2015

In treno da Ekaterinburg a Irkutsk, 3500 km in 55 ore

Questo è il primo tratto di lunga transiberiana, con giornate intere passate in treno, i nostri tre treni precedenti erano solo notturni: il tempo di salire, mettersi a dormire, e si era arrivati. Abbiamo già provato praticamente tutte le sistemazion (esclusa la costosa prima classe): cuccette in terza classe (Platskart) da San Piteroburgo a Mosca, cuccette in seconda classe da Mosca a Kazan su cabine chiuse (Kupe) e sedili nel tratto notturno da Kazan a Ekaterinburg. A parte i sedili, per ovvi motivi di scomodità, preferiamo la terza classe rispetto alla seconda: le cabine chiuse isolano troppo dall’esterno e dalle altre persone e non permettono di vedere i finestrini della parte opposta. Poi, nelle "kupe", se capiti con qualcuno che vuole tenere le finestre chiuse per dormire fino a tarda mattina… è finita! Dove possibile abbiamo sempre prenotato le cuccette "Platskart" di terza classe.

In questo lungo tratto fino a Irkutsk siamo di nuovo in terza classe. Abbiamo una cuccetta alta e una bassa, sulla stessa linea, così possiamo scegliere liberamente quando stare seduti o dormire e abbiamo la “cassapanca” sotto la branda inferiore riservata solo per i nostri bagagli. I nostri compagni di scompartimento, quelli che stanno di fronte a noi, sono una coppia di Ekaterinburg che sta andando sul lago Baikal per una vacanza (coraggiosi questi: quattro giorni di viaggio tra treno a bus per farsi una vacanza al lago!), lei molto carina e attenta, lui burbero e silenzioso.

Anche su questo treno ci viene consegnato il sacchetto sigillato delle lenzuola bianche (già compreso nel biglietto), da stendere sul sottile materasso. Intorno a noi ci sono soprattutto donne e bambini, pochi uomini. Fuori sempre pioggia e nebbia. Il vagone non ha l’aria condizionata, ma fa comunque fresco. Finiamo di farci il letto con la pila perché le luci vengono spente presto.

Per via del fuso orario, della latitudine alta e per il fatto che ci stiamo spostando verso est, l’alba arriva molto presto, alle due comincia già ad illuminarsi il cielo. Al km 2102 (lungo tutta la transiberiana ci sono delle pietre miliari con indicati i km di distanza da Mosca),  trecento chilometri dopo Ekaterinburg, si entra ufficialmente in Siberia, la famosa terra delle tempeste di neve, dei gulag, delle steppe senza fine e delle distese interminabili di taiga. Finiti gli Urali il tempo cambia completamente, spariscono nebbia e nubi e compare il sole, anche la temperatura comincia  a salire. In treno fa caldo, ma aprendo i piccoli finestrini entra ancora dell’aria fresca.

I nostri compagni di viaggio non parlano inglese, ma tentano di farlo. Ci dicono più volte che quello che vediamo fuori dal finestrino è la “taiga”, la foresta boreale della Russia asiatica, un’enorme distesa di pini e betulle dal tronco bianco. Gli alberi sono in genere più bassi di quelli che siamo abituati a vedere nelle foreste tropicali e in quelle alpine, d’altronde qui l’ambiente è duro e gli alberi devono lottare con temperature che per sette mesi all’anno sono quasi sempre sotto lo zero. Il paesaggio che si sussegue è monotono, rari villaggi fatti di case in legno si alternano a lunghi tratti di nulla. Forse è proprio questo il fascino di questo viaggio interminabile: contemplare il niente dal finestrino.

Dentro il treno la vita scorre in silenzio, qualche sussurro di chi parla a voce bassa. Molti leggono. Con la nostra tazza comprata al supermercato ci facciamo spesso il the o il caffé usando l’acqua bollente del “samovar”, un bel modo di passare il tempo osservando le immagini che si susseguono. Ogni tanto passa la provodniza a pulire il pavimento, oppure l’addetta al vagone ristorante per vendere dei fagottini dolci e salati. Molte sono le donne grasse che viaggiano, un nostro passatempo è anche guardare le montagne di grasso delle loro pance e dei loro fianchi che “dondolano” all’andare del treno. Un gruppo di uomini russi già abbondantemente ubriachi invita Ruggero a bere vodka, non può rifiutare e poi si fanno fare la foto con lui. 

Alle soste dei piccoli villaggi il treno si ferma al massimo due minuti, mentre in quelle delle città più grandi le soste sono di mezz’ora o più, allora tutti scendiamo dal treno per sgranchirci le gambe o per acquistare qualcosa dai chioschetti lungo i binari. Alcune babushke vendono il pesce affumicato in casa.

Il mitico vagone ristorante è quasi sempre vuoto, malgrado il treno sia pieno. Tutti tendono a portarsi il cibo da casa. Noi ci andiamo ogni pomeriggio, non per mangiare (preferiamo rimanere leggeri e mangiare la frutta che abbiamo con noi), ma per bere una birra al fresco dell’aria condizionata. Ne approfittiamo per caricare il computer (a pagamento, 200 rubli) e le macchine fotografiche. Pochissimi i turisti occidentali in treno, nessuno nei nostri vagoni di terza classe, qualcuno nei vagoni “kupe”.

Intanto il treno va. Betulle di qua e di là, sottili e slanciate verso l’alto come fanciulle. Ponti, fiumi e torrenti. Piccoli villaggi e semplici case in legno che lasciano immaginare la difficile vita in questi posti durante i gelidi inverni. Fusi orari che si susseguono veloci anche a salti di due ore, non lasciando il tempo di capire che ore sono:  “Sono le cinque? Ma è l’ora di Ekaterinburg, quella di Irkutsk, oppure quella di Mosca?  Persone che salgono e che scendono, vite che passano, sogni che si avverano.

L'evento di Tunguska
Nel 1908 un corpo celeste si abbatté sulla taiga, poche centinaia di km a nord di Krasnoyarsk, lungo il fiume Tunguska Pietrosa. L’impatto fu violentissimo, tanto che i sismografi lo registrarono fino a migliaia di chilometri di distanza. Una vasta area fu completamente devastata e di colpo sparirono 50 milioni di alberi. Persino il treno che transitava sulla Transiberiana deragliò per lo spostamento dei binari. Secondo gli scienziati l’energia rilasciata nella remota taiga fu di circa mille volte superiore a quella prodotta dalla bomba di Hiroshima. Nonostante in tutto il mondo si parlasse di Tunguska, il luogo era così remoto che la prima spedizione scientifica russa arrivò lì solo nel 1927. La seconda nel 1999 ad opera dei ricercatori dell’università si Bologna e di Trieste.

Fermata in una delle tante piccole stazioni. Le babushka si affrettano a vendere i loro prodotti.
In treno ognuno ha il suo passatempo
Pennichella pomeridiana
La taiga (foresta boreale) da' una sensazione di natura selvaggia
Venditrici di pesce affumicato durante una sosta
Ferrovia vicino a Omsk: questo è il tratto più trafficato al mondo per il trasporto di merci
Il nostro treno visto dal passaggio sopraelevato della stazione
Le betulle danzanti viste a 100 km all'ora
Una delle stazioni lungo la transiberiana, alcune hanno nomi impossibili come quella di Uyarspasopreobrazhenskoye!
Una vodka non si può rifiutare (inutile dire che sono astemio)
L'alba alle 2.30 di mattina...nel vagone tutti dormono
Villaggi lungo la ferrovia prima di Irkutsk
Arcate sui fiumi: l'Ob che attraversiamo è uno dei più lunghi al mondo

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