sabato 25 luglio 2015

Da Irkutsk ai templi buddhisti di Ulan Ude

Due giorni: uno di treno da una città all’altra e uno per visitare la città e i templi di Ulan Ude. Le pietre miliari segnano 5185 km a Irkutsk e 5640 km a Ulan Ude (distanze da Mosca).

Il viaggio in treno da Irkustsk a Ulan Ude è di circa otto ore. Sarebbe stato un notturno se la guida non l’avesse indicato come il tratto di strada più bello di tutta la transiberiana. Decidiamo di farlo di giorno e prendiamo il biglietto direttamente in stazione a Irkutsk, sperando di trovare dei treni con sedili, invece del più costoso treno con cuccette proposto su internet dal sito delle ferrovie russe. Niente da fare, di giorno c’è solo quel treno e non possiamo che prenderlo. Ma acquistare un biglietto senza sapere il russo è praticamente impossibile. Ci viene in aiuto una donna che chiama con il suo telefonino un’amica che parla inglese, spieghiamo al telefono cosa ci serve e la persona che ha chiamato ci trascrive in russo la richiesta da presentare alla biglietteria. La cosa funziona. Se la donna non ci avesse anticipato, avremmo comunque risolto il problema utilizzando “Google traduttore” che è un ottimo strumento in caso di emergenza.

Usciamo dalla camera alle 7.30 per prendere il treno per Ulan Ude delle 9.00. La stazione è vicina, ma abbiamo sempre paura di sbagliare qualcosa. L’albergo ci ha preparato un bel cestino con la colazione perché, come al solito, prima delle otto non è possibile farla… se la prendono comoda questi russi!. Abbiamo notato che prenotando con Booking ti trattano meglio, perché sanno che poi verrà chiesta una recensione.

Il treno costeggia il lago per un bel tratto. Si vedono rari bagnanti e qualche pescatore. La vegetazione arriva fin quasi all’acqua, lasciando due o tre metri di sassi, quasi assenti le zone con sabbia. Non ci sembra comunque uno spettacolo per cui valesse la pena fare la strada di giorno, anche tenendo conto del fatto che la vista non è ottimale perché i finestrini del treno sono leggermente oscurati, sporchi e non è possibile aprirli.

Il problema delle finestre chiuse è una seccatura per chi vuole fare delle foto mentre il treno corre: se si è fortunati si trovano due piccole botole all’inizio di ogni vagone che si possono abbassare, altrimenti ci si deve accontentare di fotografare attraverso i vetri.

Prima di arrivare ad Ulan Ude il treno si allontana dal lago e il paesaggio cambia, si diradano gli alberi e si cominciano a vedere le distese di prati verdi tipici della Mongolia il cui confine si trova solo 200 km più a sud. Si notano anche sporadiche mandrie al pascolo e piccoli greggi di pecore, mai visti prima d’ora. I villaggi si susseguono con maggiore frequenza e sono costituiti prevalentemente di basse case in legno, generalmente di uno o al massimo due piani. I tetti sono fortemente pendenti per facilitare la caduta della neve e in taluni casi sono a doppia falda, spesso hanno colori vivaci.

Ulan Ude è la capitale della Buriazia, una regione della Russia abitata prevalentemente dai buriati, la più grande minoranza etnica russa. I buriati sono di origine mongola, come dimostrano le loro caratteristiche somatiche, i loro usi e costumi, l’allevamento itinerante e l’uso della yurta per il pernottamento. Con l’annessione della Buriazia alla Russia, intorno al 1700, la popolazione ad ovest del lago Bailkal (buriati di Irkutsk) venne sottoposta ad un forte processo di “russificazione”, con l’abbandono del nomadismo e della religione, mentre quelli ad est (buriati di Ulan Ude), rimasero sotto l’influenza mongola, di religione buddhista. Nel 1741 la religione buddhista lamaista fu riconosciuta come una delle religioni ufficiali della Russia. 
Il cambiamento di cultura rispetto alle città precedenti lo notiamo anche nella pulizia: fino ad ora non si vedeva mai una carta per terra o della sporcizia ammucchiata lungo le strade, qui sì.

Ulan Ude è piacevole e si respira subito un’aria esotica. I gestori dell’albergo non parlano inglese, ma con Google traduttore capiamo che vogliono portarci prima di sera a vedere il nuovo monastero buddhista, Rinpoche Bagsha Datsan, appollaiato su un’altura che domina la città. Il monastero è scintillante con all’interno una solenne statua dorata del Buddha alta 6 metri. Intorno c’è un lungo khora (percorso di preghiera) che percorriamo assolutamente in senso orario. Non ci aspettavamo di trovare dei templi buddhisti proprio in Russia, soprattutto dopo l’epurazione di Stalin, che ne ha fatti distruggere molti. Dal tempio si ha una bella vista su tutta la città, fatta prevalentemente di case in legno, a parte i palazzoni russi nella parte centrale. Sulla destra il grande fiume Selenga porta le sue acque dalla Mongolia al lago Baikal.

Torniamo in città che il sole è già tramontato e andiamo subito a vedere la sua attrazione più famosa: la testa in bronzo di Lenin più grande al mondo. Se anche il corpo fosse stato costruito con le stesse dimensioni, la statua avrebbe potuto rivaleggiare per dimensioni con quella della Libertà. Poco lontano, davanti al teatro e ad una copia dell’arco di trionfo costruito sopra una delle strade principali, c’è una fontana con giochi d’acqua, musica e luci colorate. Intorno, intere famiglie giocano con i loro bambini.

L’indomani prendiamo un minibus che ci porta al tempio buddhista Ivolginsky datsan, 35 km fuori città, uno degli unici due templi buddhisti attivi in epoca sovietica. La strada per arrivarci è costellata di villaggi di case singole con un orticello e recintate con tavole affiancate una all’altra. Qua e là ancora mandrie al pascolo. Arrivati al tempio visitiamo le sale principali e, facendo il giro del khora, vediamo le case dei monaci e i templi secondari. La struttura principale è stata eretta in onore del 12° Khambo Lama, il cui corpo è stato riesumato nel 2002. Con sorpresa generale il corpo era ancora intatto a distanza di diversi decenni dalla morte, ora viene esposto sei volte all’anno con grande afflusso di fedeli. 

Prima di sera facciamo la solita spesa per le 52 ore di treno che ci aspettano fino a Khabarovsk. Poi, recuperati i bagagli dall’albergo (l’unico che ci ha concesso il checkout esattamente 24 ore dopo l’arrivo e non entro le 12.00 come gli altri), andiamo alla stazione in attesa del treno che arriverà alle 23.00 secondo orario di Mosca, corrispondenti alle 4.00 locali. Cinque ore di attesa non sono poche, così proviamo l’ostello ad ore della stazione: un ostello creato proprio per chi vuole riposarsi in attesa del treno. Pensando al degrado delle stazioni italiane prevediamo sia sporco e pieno di barboni, invece lo troviamo pulito e funzionale, dall’apparente aspetto di una corsia d’ospedale. Questi tipi di ostello ci sono in tutte le principali stazioni russe. Pagando un euro a testa all’ora abbiamo una camera doppia con tanto di televisione da 32 pollici e bagno in comune. Poco prima delle quattro l’addetta alla reception viene a svegliarci con fare sicuro e sorridente. Saliamo in treno, ci facciamo il letto e torniamo a dormire cullati dal dolce dondolio, e qualche forte scossone, del treno. 

Il treno verso Ulan Ude
Passaggio fragole
Mucche al pascolo intorno al lago
Case di ieri (yurte)
Case di oggi (con tetto a doppia falda)
La testa di Lenin più grande del mondo, alta 7,7 metri
Il monastero di Ivolginsky a 35 km da Ulan Ude
Ruote di preghiera intorno al tempio
Figure buddhiste nel tempio
L'imbevibile the mongolo al latte
Il  Buddha alto sei metri del Rinpoche Bagsha Datsan 
Preghiere al vento
Trova le differenze
Il nostro unico biglietto del treno comprato allo sportello
Vecchia locomotiva davanti al museo ferroviario

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.