venerdì 21 agosto 2015

Kyoto: le geisha nei quartieri di Pontochò e Gion

Finalmente siamo a Kyoto, sicuramente la città più importante del Giappone dal punto di vista culturale. Se Tokyo rappresenta il Giappone più moderno, vivo, colorato, pazzo, eccentrico, tecnologico, Kyoto è invece il cuore della tradizione, della storia, della cultura e rappresenta la più grande immagine del Giappone che giustamente attrae tanti di noi e affascina tutto il mondo.

Pur essendo una grande città (mai come Tokyo e Osaka) Kyoto mantiene dimensioni umane sia in altezza che in larghezza. Molti dei luoghi di maggior interesse possono essere raggiunti a piedi e in alcune zone le case sono ancora in legno, ad uno o due piani al massimo, dando l’idea di essere nel passato. Ogni tanto, tra un edificio e l’altro, sbuca un santuario o un tempio, sono centinaia a Kyoto, tanto che si rischia l’overdose, a meno che non ci si metta dentro qualche simpatico diversivo, come quello di sedersi al bordo della strada, verso l’imbrunire, e attendere il passaggio di quelle magiche figure che da sempre affascinano il mondo intero: le geisha.

Sono cinque i quartieri frequentati dalle geisha a Kyoto. Quelli più carismatici, e forse più belli, sono Pontochò e Gion, non distanti tra loro. Scendendo dalla collina dei santuari shintoisti di Maruyama Koen si incontra per primo Gion, successivamente, al di là del torrente Kamo-gawa, c’è la stretta via di Pontochò, piena di locali notturni e bei ristoranti…e di conseguenza piena anche di italiani in vacanza. Le geisha si trovano soprattutto a Gion e il momento migliore per vederle è all’imbrunire, quando vanno in qualche casa da tè, o in qualche ristorante, per un appuntamento.

Un po’ di curiosità sulle geisha

Il significato italiano del termine geisha è grossomodo “artista” o “persona d’arte”, un significato che ben introduce queste figure femminili che spesso vengono assimilate erroneamente alle prostitute. Non è da escludere che qualcuna di loro possa fare sia una che l’altra cosa, ma di base la geisha è una intrattenitrice di professione, molto dotata e preparata, pagata per agevolare e ravvivare le occasioni sociali in Giappone.

L’origine di queste donne d’arte risale intorno al 1600 quando alle feste importanti venivano chiamate delle figure di intrattenimento, che inizialmente erano uomini. Qualcosa di assimilabile ai giullari e ai buffoni delle corti medievali europee. Col passare degli anni cominciarono a comparire le prime donne geisha che presero sempre più piede. Nel 1617 la prostituzione venne resa legale in Giappone e la figura tra prostituta e geisha si confuse, per distinguersi nuovamente nel XVIII secolo, quando i quartieri di prostitute e geisha vennero definitivamente separati e venne vietato alle geisha di prostituirsi.

Quando, tra il 1866 e il 1869, un radicale cambiamento politico pose fine all’isolamento del Giappone, il mondo Occidentale scoperse il fenomeno denominato giapponismo (secondo noi tuttora presente in Italia, vista la quantità di italiani che si recano in Giappone e di quelli che vorrebbero andarci). 

Artisti come Monet, Van Gogh e Klimt furono profondamente influenzati dalle stampe che rappresentavano queste donne. Si affermò la moda del kimono tra le signore bene di tutta Europa e nacquero opere musicali intorno alle figure delle geisha, come The Mikado e la Madama Butterfly di Puccini. Di fronte a questo successo la cultura del Giappone fu travisata, soprattutto la figura della geisha, che agli occhi degli occidentali assunse l’immagine che abbiamo sostanzialmente tuttora: quella di una donna sensuale e provocate, un’artista del sesso.

L’educazione

Tradizionalmente le geisha cominciavano il loro apprendistato in tenera età nella “Casa delle Geisha” affiancate da una donna più esperta che le insegnava il mestiere, mentre una parte del tempo era dedicato ad imparare le arti nobili come la musica, il canto, la danza, la letteratura e le nozioni di poesia. Una volta che le ragazze diventavano abbastanza competenti e dopo aver superato gli esami, potevano andare a vivere da sole e svolgere la professione.

Al giorno d’oggi non è cambiato molto per quanto riguarda l'educazione, se non il fatto che le ragazze scelgono volontariamente di intraprendere questo mestiere. Una geisha può avere una relazione stabile, ma non può sposarsi, se non lasciando questo lavoro. Il loro numero con il tempo si è ridotto moltissimo, il numero di geisha che attualmente praticano la professione si stima sia intorno ai 1000/2000 in tutto il Giappone, di cui 200/300 nella sola Kyoto. Chiunque può passare una serata con una geisha, basta prenotarne una attraverso le apposite agenzie e sborsare almeno 1000 euro!


Il vecchio quartiere di Pontochò che si affaccia sul fiume Kamo-gawa
Il portale che introduce alla collina dei templi di Maruyama Koen, dove le geisha andavano a pregare
Un ponte all'interno del parco Maruyama Koen
Alcuni ristoranti in una via del quartiere di Pontochò
Una geisha si sta recando ad una appuntamento in una casa da the 
Una via del quartiere di Gion
A volte le geisha dormono con un rigido cuscino a forma di tubo sotto il collo per non rovinare l'acconciatura
I loro vestiti sono molto costosi e non possono indossare più di due volte lo stesso vestito per un appuntamento con la stessa persona
Una geisha all'ingrasso del ristorante


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